Nelle righe che seguono non vi parlerò del commovente discorso di Iron Man e degli Avengers, il 3000 a cui mi riferisco sono i chilometri percorsi in bici (da corsa e gravel) dall’inizio di quest’anno fino ad oggi. So che per chi pratica questo sport non rappresenta un grande traguardo e non lo era neanche per me fino a qualche anno fa, ma quando si ha a che fare con una malattia come la mia bisogna ripartire per piccoli obiettivi. È una cifra che ho raggiunto con tante piccole uscite su strada, qualche escursione su sentiero e, nei giorni più difficili, pedalando sui rulli. Ho imparato ad accontentarmi ogni volta dei minuti e delle ore di tregua che il mio intestino mi concedeva, provando ogni volta ad aumentare leggermente. Ho smesso di guardare i dati che mi riportava il Garmin rispetto a velocità e pendenza concentrandomi solo sull’ascoltare il mio corpo e dosare lo sforzo. Alla fine di ogni attività, caricando i dati su Strava, non mi preoccupavo di confrontarli con i miei record personali sugli stessi percorsi, ben conscio che le mie prestazioni non fossero minimamente paragonabili a quel periodo passato che sono solito definire “quando stavo meglio“. In estate sono riuscito a pedalare su qualche salita vera e, un paio di mesi fa, a tornare a pedalare con Ema e Giuliano su una distanza accettabile, 100 chilometri.
Raggiungere oggi questo piccolo traguardo mi conferma che la costanza e l’ostinazione pagano e che forse, e sottolineo forse, siamo sulla strada giusta per tornare ad una quotidianità un po’ più normale e un po’ meno da malato di ibd.
Penso di avervi annoiato abbastanza, vi ringrazio per aver dedicato qualche minuto a questa lettura, ci si vede per strada, sono quello magrolino che pedala composto e in silenzio anche quando il Garmin segna pendenze assurde e il cervello continua a dirti di lasciar perdere.