Gennaio, febbraio 2011 – estratto da “Destination South”
Lima, Perù
L’aeroporto internazionale Jorge Chavez si trova a nord ovest rispetto al centro della metropoli. Raggiungo l’uscita e mi reco alla fermata dei combi (minibus), davanti a me si svolge letteralmente una guerra di minivan che arrivano di corsa, inchiodano tagliando la strada agli altri, caricano e scaricano persone, gli assistenti gridano velocemente le destinazioni e ripartono. Clacson, incidenti sfiorati al millimetro e le corse continuano. Non trovo l’indicazione che mi interessa e quindi inizio a chiedere ad autisti e collaboratori ma niente da fare. L’ostello mi aveva proposto una navetta per NS45,00 (circa €12) ma avevo gentilmente rifiutato, sperando di trovare una soluzione più economica.
E la soluzione economica mi si presenta con le sembianze di un vecchino con la faccia schiacciata a bordo di una berlinetta Nissan bianca che per NS20,00, meno della metà della navetta e poco più di quanto avrei speso con i vari minibus, percorre i venti chilometri di strada destreggiandosi in maniera epica nel traffico delle ore di punta.
L’ostello si trova a Miraflores, una zona residenziale a sud di Lima consigliatami da Janine, un’amica di Ulises. Entrando nell’Albergue Verde ho l’impressione di venir accolto a casa di qualcuno. Mi concedo il lusso di una camera indipendente spendendo all’incirca quello che fino a ieri pagavo per un letto in camerata nell’ostello a Panama City.
Il mio primo pensiero appena sveglio il giorno dopo, è rivolto all’oceano ed infatti mi incammino in quella direzione. Fa caldo anche qui, ma è piacevolmente ventilato, in poco tempo arrivo nei pressi del centro commerciale LarcoMar ma con mia grande sorpresa non trovo alcun edificio. Si accede all’insieme di negozi con delle scale che vanno giù, verso il mare. Proseguendo sulla pista pedonale e ciclabile al bordo della collina che si affaccia sull’oceano, cammino attraverso il Parque Salazar e, da sopra, osservo alcuni surfisti nei pressi di Playa Miraflores. Arrivo poi al vicino Parque del Amor caratterizzato da una scultura rappresentante due corpi avvinghiati l’uno all’altro. Ancora qualche metro e incontro il faro ‘La Marina’, una struttura di ventidue metri per 60000 kg di ferro fuso, costruita nel 1900 sul promontorio, ad un’altezza di circa novanta metri sul livello del mare. Mi siedo su una delle panchine della piazzetta e resto a contemplare l’oceano alle sue spalle.
L’inizio in questa zona è ottimo, trovo tutte le comodità della grande città ma a poca distanza dall’oceano, un’ampia pista ciclabile e pedonale, aree verdi a sufficienza ed un clima gradevole. Diciamo che rappresenta bene l’ideale del posto in cui non mi dispiacerebbe vivere.
Successivamente mi inoltro verso il centro del quartiere raggiungendo il Parque Kennedy e quello Central con la chiesa ed il palazzo del comune. Sempre procedendo verso nord, in meno di un chilometro, arrivo al parco storico culturale Huaca Pucllana. L’ingresso costa appena NS10,00 e comprende la visita guidata (non è possibile visitarlo liberamente). Inizia il percorso attraverso le rovine del complesso e la ragazza spiega che la costruzione risale al 400 d.C. e che fungeva da centro amministrativo della cultura Lima ed indica i luoghi dove avvenivano riti e sacrifici in onore agli dei. Il sito archeologico viene anche chiamato Templo de Adoradores del Mar ed infatti è facile ritrovare nei disegni sulle anfore e su altri oggetti figure di squali, onde e leoni marini, tutto ciò ovviamente è di mio gradimento!
Tornando verso l’ostello percorro una strada differente, passando per il mercato di artigianato locale costituito da una serie di piccole botteghe che vendono i più svariati prodotti realizzati a mano, da enormi tele dipinte a ornamenti in argento, oggetti in ceramica e accessori in stoffe multicolore.
La parte centrale di Lima dista circa otto chilometri dal quartiere di Miraflores in cui mi trovo, ma si raggiunge comodamente con il ‘metropolitano’, un moderno autobus che funziona come una metropolitana. La tessera magnetica costa NS5,00 mentre ogni corsa costa NS1,50. Dopo pochi minuti arriva il mezzo che accosta perfettamente alla pensilina, le porte in plexiglas della stazione si aprono in contemporanea con quelle dell’autobus e salgo a bordo.
La corsa fino Jiron de la Union dura meno di venti minuti, grazie alla corsia preferenziale sul Paseo de la Republica. Arrivato a destinazione mi trovo in una via pedonale di larghezza media, ricca di negozi di abbigliamento e di piccoli ristoranti e bar, ricorda un po’ Via Garibaldi a Torino, ma con prezzi decisamente più popolari.
Proseguo in direzione Plaza de Armas, lasciando sulla destra la Iglesia de la Merced ed in tre isolati raggiungo l’enorme spiazzo. Alla mia sinistra ho due edifici gemellati di colore giallo in cui c’è la sede della Municipalidad, di fronte a me l’imponente e super sorvegliato Palacio de Gobierno; sulla destra ci sono invece il palazzo dell’Arcivescovo, con le sue pregiate rifiniture, collegato alla Catedral de Lima.
Tenendo come punto di riferimento il Palacio de Gobierno sulla sinistra si raggiunge l’edificio completamente rosa della posta, Correo Central, e successivamente l’Iglesia de Santo Domingo. Alle spalle del Palazzo invece si trova l’Estacion Desamparados che è oggi sede della ‘Casa de la Literatura Peruana’ e procedendo verso destra si passa per il Parque de la Muralla per arrivare al Monasterio de San Francisco, famoso per le catacombe e per la vasta quantità di libri contenuta nella sua biblioteca.
Sempre alle spalle del Palacio de Gobierno, oltre il fiume Rimac, si vede bene il Cerro de San Cristobal, una collina alta quattrocento metri con una croce in legno posta sul punto più alto.
Tornando verso sud passo per Plaza Bolivar dove sono ubicati il palazzo del Congresso e il Museo de la Inquisicion, situato quest’ultimo all’interno di un edificio con il frontale in stile tempio greco. Infine attraverso nuovamente la strada dove c’è la fermata del bus e arrivo a Plaza San Martin, con i suoi spazi verdi e le sue fontane. Oltre alle attrattive elencate, il centro della metropoli ospita molti palazzi dall’architettura interessante come la sede della Camera di Commercio o quella della Banca Centrale, inoltre è facile e piacevole da girare a piedi, una volta però che si è fatta l’abitudine al rumore incessante dei clacson.
Il sole tramonta più tardi rispetto al centro America ed ogni giorno mi reco nei pressi del faro sperando di godermi una bella vista sull’oceano, ma puntuali le nuvole me lo impediscono.
thanks to: Janine
Valutando le informazioni della guida e quelle trovate su internet relative all’autobus da Lima a Cuzco ho scelto di prenotare la compagnia Tepsa, tra le più economiche, al costo di NS120,00, per il servizio denominato ‘Presidential Cama’ che promette standard di prima classe. Le mie aspettative restano comunque basse.
Devo ricredermi! Poltrone comode e ben distanti l’una dall’altra, che si trasformano quasi in letto. Cena compresa presso un ristorante nei pressi di Ica. In serata sosta a Nazca, i paesaggi desertici lasciano spazio a quelli montani ricchi di verde. Si viaggia tutta la notte, al mattino ci si ferma un’ora per un problema in seguito all’attraversamento di un corso d’acqua e si arriva a Cuzco con quasi due ore di ritardo, impiegando in tutto venti tre ore per percorrere 1206 km.
Cuzco, Perù
Dopo tante ore passate sull’autobus una bella camminata è ciò che ci vuole per sgranchirsi un po’ e recuperare a pieno le funzioni vitali, inoltre la temperatura è piacevolmente fresca, quindi esco dal terminal e mi avvio a piedi per l’Av. Sol che porta al centro storico. Una volta giunto nella piazza centrale, Plaza de Armas, prendo la stradina che porta nel quartiere artistico di San Blas, dove ho prenotato le prime due notti d’ostello. Dalle stradine in salita si passa a vere e proprie scalinate e devo ammettere che con lo zaino in spalle ad oltre 3300 metri d’altitudine non è proprio una passeggiata. Mi perdo varie volte tra i vicoli e trovo finalmente Casa de la Gringa. Completata la registrazione mi viene chiesto se voglio un mate de coca, per abituarmi all’altitudine, ma rifiuto gentilmente visto che il mio corpo ha già fatto tutto da se. Riposto lo zaino, non curante della stanchezza per il lungo viaggio in autobus e la camminata appena terminata, mi dirigo verso il vicino centro storico. Percorrendo Hatunrumiyoc trovo facilmente la Pietra a Dodici Lati; successivamente il vicolo cambia nome in Triunfo e si arriva in Plaza de Armas dove, come a Lima, sono situate tutte le principali attrattive come la Cathedral, la Iglesia Jesus Maria e la Iglesia Triunfo. Sul lato est invece c’è la Iglesia de la Compañia de Jesus con le sue piccole cappelle collegate.
La città è stata nominata sia capitale Storica che capitale Turistica del Perù, ed in effetti per le strade sono presenti un sacco di stranieri, di tutte le età ma tutti con lo zaino in spalla, nessun appartenente a quella che chiamo ‘la fastidiosa setta dei trolley’.
Nel pomeriggio una breve visita alla vicina Plaza San Blas con l’omonima Iglesia. Una cosa che noto e che mi lascia un po’ stranito, ma per niente infastidito, è la presenza di ben tre pub irlandesi in appena un paio di isolati, stranamente non vengo attratto dagli invitanti loghi luminosi Guinness e Murphy’s e continuo la mia astensione.
In serata, attirato invece dalle luci della città, cammino nuovamente fino al centro storico per scattare qualche foto, tornando indietro non mi fermo in ostello ma salgo le scalinate per avere una visione globale della città e la fatica viene ricompensata a pieno da una spettacolare vista. A nord ovest, sulla collina si vede il Cristo Blanco, una raffigurazione di Cristo con le braccia aperte illuminato di bianco, ma purtroppo è troppo distante per essere fotografato a dovere con la compattina, tornando in camera mi accorgo che è visibile anche dalla mia finestra.
Il mio secondo giorno lo trascorro ricercando informazioni per organizzare la visita a Machu Picchu. Una volta prenotato trasporto e biglietto d’entrata visito il sito Inca di Qorikancha, sulle quali rovine sorge la chiesa coloniale di Santo Domingo.
I tempi della mia ultima giornata a Cuzco, prima di partire per Aguas Calientes e Machu Picchu, vengono scaglionati dalla pioggia che va e viene. Reperisco una borraccia metallica, obbligatoria visto che all’interno delle rovine non si possono introdurre bottiglie, e preparo lo zaino più piccolo per l’escursione.
Machu Picchu, Perù
Sveglia intorno alle cinque, indosso i miei nuovi indumenti tecnici e metto nello zainetto il minimo indispensabile per star via due giorni. Deposito lo zaino più grande in reception, l’iBook nella cassetta di sicurezza ed aspetto il tassista per la stazione di Huanchac.
Arrivo in largo anticipo rispetto all’orario del mio autobus, ma la gentile hostess mi fa salire su quello in partenza, per non farmi attendere troppo tempo in stazione, due ore e mezza dopo sono a Ollantaytambo e devo aspettare quasi due ore il mio treno, l’Expedition #33. Il percorso è di 43 km e coincide con l’Inka Trail, il treno è dotato oltre che di ampi finestrini anche di oblò posti sulla parte superiore, per avere una migliore visuale. Si costeggia il Rio Urubamba, con le sue rapide d’acqua marrone, immersi tra le montagne e la vegetazione, per arrivare ad Aguas Calientes intorno a mezzogiorno.
Per uscire dalla stazione bisogna districarsi tra il labirinto creato dalle bancarelle di artigianato locale, una volta fuori utilizzo uno dei ponti per passare dall’altra parte del fiume e cercando un ostello che avevo segnato sulla guida finisco invece nella minuscola piazza centrale. La cittadina è veramente piccola, tant’è che in meno di dieci minuti la si gira per intero. La guida la definisce come una trappola per turisti ed è semplice intuirne il motivo visto che nelle stradine di cui è composta sorgono come funghi ristoranti, negozi di souvenir, bar e ostelli. Questo però non è sempre da interpretare come un male, la presenza di molta concorrenza fa ottenere trattamenti e prezzi migliori, soprattutto poi se si è abili nel trattare.
La pioggerella che cadeva al mio arrivo in stazione inizia ad intensificarsi, i miei acquisti diventano subito utili. Raccolgo le informazioni per raggiungere Machu Picchu il mattino seguente e continuo a perlustrare la cittadina, girando per il campo da calcio, ripassando poi per la piazza centrale, entrando in chiesa e fermandomi un po’ nei pressi del mercato, è veramente piccola e non c’è nessuna attrattiva oltre alle acque termali, poco più a nord. Visto che il motivo per cui mi trovo qui è l’escursione del giorno seguente torno in camera a leggere con in sottofondo Discovery Channel, e la mia si rivela un’ottima idea visto che, da li a poco, la pioggerella incessante diventa un vero e proprio diluvio. Al momento di uscire per cena sono addirittura costretto ad utilizzare il poncho vista la quantità d’acqua che viene giù dal cielo.
E’ arrivato il gran giorno! mi sveglio con calma dopo un buon sonno, c’è un timido sole e la temperatura è fresca, faccio il biglietto per il minibus e, appena tutti i posti sono occupati, si parte. Si attraversa il Puente Ruinas e su per la strada non asfaltata, otto chilometri, poco più di una decina di tornanti e si arriva a destinazione.
Sono da poco passate le nove, c’è poca gente, esibisco il biglietto ed il passaporto al check-point e sono dentro, nessun controllo allo zaino per quanto riguarda i vari divieti di introdurre cibo e bevande in bottiglia.
Prima tappa il Recinto del Guardiano, che raggiungo con la scalinata subito a sinistra dell’entrata, da dove si scattano le fotografie tipiche che ritraggono Machu Picchu nelle cartoline. Decido di proseguire seguendo l’indicazione che porta al Puente Inka e lungo il sentiero incontro solo un ragazzo nord europeo ed un mille piedi di una quindicina di centimetri, credo il più grosso che abbia mai visto in vita mia! Oltre al rumore dei miei passi, non si sente altro. Il ponte è scavato nella ripida parete di roccia, ed è costituito da una pensilina in legno, non percorribile, a strapiombo sulla valle.
Torno indietro e discendo la scalinata che costeggia i terrazzamenti agricoli fino alla Porta di Accesso alla Città, si passa per il settore agricolo ovest per arrivare alla zona dei Tempi ed il primo che si incontra è il Tempio del Sole che custodisce la Tomba Reale. Proseguendo c’è il Palazzo Reale e la Piazza Sacra dalla quale si ha una ottima vista sulla Valle del Rio Urubamba. Sempre procedendo verso nord si arriva al tempio delle Tre Finestre ed a quello Principale, subito dopo si sale per l’osservatorio astronomico Intiwantana.
Seguendo il percorso integrale giungo involontariamente alla Roccia Cerimoniale o Roccia Sacra che corrisponde anche con il punto d’accesso per raggiungere Wayna Picchu ed il Tempio della Luna. Dalle mie informazioni l’ingresso è gratuito ma riservato solo alle prime quattrocento persone che si registrano, e quindi viene consigliato di arrivare al mattino presto per ottenere la propria prenotazione. Mi metto comunque in coda e dopo un quarto d’ora vengo registrato ed mi viene assegnato il numero 391 ma credo che il limite di quattrocento valga solo durante i periodi di grossa affluenza. Il tempo stimato per raggiungere la vetta di Wayna Picchu, che poi altro non è che il famoso cucuzzolo che si vede alle spalle della Città Perduta in tutte le immagini, è di un’ora. Man mano che si sale gli scalini costituiti di pietra vengono sostituiti da solchi scavati nella roccia, poi da tratti di terra e fango, poi nuovamente scalini. Nelle parti più ripide e scoscese ci sono delle robuste corde in metallo sulle quali fare forza per salire più agevolmente. Percorro gli ultimi scalini che portano ad una piccola e stretta caverna, nonostante sia basso e magro ci passo appena e raggiungo finalmente la vetta! Il tutto in trentacinque minuti, quasi la metà del tempo stimato. Mi fermo a contemplare i monti, le nuvole e la nebbia in perfetto silenzio, poi ridiscendo dall’altro lato, fino al Tempio della Luca. Nel momento di intraprendere la scalinata di piccoli e ripidi gradini per la discesa ho desiderato con tutto me stesso che una bufera di neve ricoprisse ogni cosa e che mi arrivasse dal cielo la mia tavola da snowboard, così da poter scendere a tutta velocità la montagna ed usare le rovine della città da snowpark. Niente da fare, niente neve, in compenso inizia a piovere e gli scalini in pietra e quelli scavati nella roccia con la pioggia diventano ancora più pericolosi, arrivo comunque giù senza problemi.
Una volta tornato alla Città Perduta arriva il momento del poncho, assumo quindi le sembianze di una suora hitech e continuo il mio giro passando dal settore residenziale a quello industriale e, soffermandomi, noto l’incredibile sistema di canali grandi e piccoli attraverso i quali l’acqua defluisce a valle. Arrivo infine al Tempio del Condor con la roccia che ne riproduce le sembianze e successivamente al Torréon. Completo il giro passando attraverso le capanne che venivano usate come deposito e mi dirigo verso l’uscita dove mi fermo un po’ a riposare prima di salire sul minibus.
Treno fino a Ollantaytambo, poi autobus e si torna tra le luci della città. Uscendo dalla stazione Huanchac di Cuzco è come se tornassi a casa, con tranquillità mi oriento e percorro tutta l’Av. El Sol fino a Plaza de Armas e poi su per le scalinate di San Blas senza alcun cenno di fiato corto o stanchezza.
Uscendo per cena passo per la Plazoleta San Blas dove si stanno svolgendo i festeggiamenti per l’omonimo santo e quindi mi ritrovo nel mezzo di un’autentica Festa di Paese con un sacco di gente del luogo che balla e beve.
Con mia enorme sorpresa il giorno dopo mi sveglierò senza alcun tipo di dolore o affaticamento dovuto all’impervia camminata.
Partenza verso metà mattinata dal terminal terrestre di Cuzco, a bordo dell’autobus si avverte un’inebriante fragranza di alpaca, per dirla in italiano, una forte puzza di pecora misto capra. Durante le sette ore abbondanti di viaggio fuori dal finestrino posso ammirare un’incantevole paesaggio andino costituito da sterminate distese di campi, alcuni adibiti al pascolo di alpaca, pecore, montoni e mucche, altri coltivati. A far da contorno le montagne, alcune con le vette innevate. Ogni tanto ci sono gruppi di piccole case costruite con mattoni marroni fatti di terra e con i tetti di paglia. Quando avvisto il cartello del Terminal Terrestre di Puno sono ormai le sei.
Puno, Perù
Una volta giù dall’autobus faccio la conoscenza di Elisa, Gabriele e Damiano, tre ragazzi provenienti da diverse parti d’Italia e che si sono conosciuti qualche giorno prima. Con loro condivido il taxi fino alla zona centrale, Plaza de Armas e iniziamo la ricerca di un posto dove passare qualche giorno, trovando molte strutture al completo visto che in questi giorni si svolgono le celebrazioni per la Virgen de la Candelaria. Troviamo sistemazione presso il Candelaria Backpacker, al quale si accede entrando dalla paninoteca Tobby’s Burger, una delle migliori in città.
Di notte la temperatura scende vicina allo zero, fortunatamente le pesanti coperte di lana tengono caldo.
L’ostello si trova a due passi dal Parque Pino sul quale si affaccia la parroquia San Juan Batista, e che viene tagliato dalla Jr Lima la strada pedonale che porta in Plaza des Armas. Qui, come a Lima e Cuzco, si trova la Catedral dedicata appunto alla Virgen de la Candelaria. Per arrivare al famoso lago basta percorrere un chilometro e mezzo seguendo l’Av. Titicaca. Arrivo velocemente al faro, che si presenta con la sua tipica struttura metallica a strisce bianche e rosse, è però una struttura molto piccola e poco affascinante. Purtroppo dal porto si riesce a vedere solo una piccolissima parte del lago, una specie di conca che comprende le isole Uros, ma niente di più.
Parlando con altri ragazzi in ostello vengo a conoscenza di vari furti per strada, durante feste e manifestazioni con grossa affluenza di pubblico è sempre bene avere un po’ più d’attenzione verso i propri oggetti personali quando si esce.
Verso il tramonto esco per un giro e vengo letteralmente inghiottito dalle varie sfilate che inondano le piccole strade di cui è composto il centro di Puno. A quanto ho avuto modo di osservare, sia nelle strade che dalla diretta in tv di ciò che accade nello stadio, sembra più di assistere al Carnevale di Rio che ad una manifestazione religiosa. Informandomi scopro poi che ci sono circa settanta scuole provenienti da tutto il Perù che si sfidano in balli e coreografie, la cosa che più mi lascia divertito è notare che già dal mattino alle dieci tutti, dai giovani alle vecchine, consumano grosse quantità di birra. Nella festa scatta anche una colluttazione tra due omoni in maschera, ma son talmente ubriachi che finiscono per terra senza neppure colpirsi.
Vista la variabilità del tempo e la quasi certezza di pioggia decido di abbandonare l’idea dell’escursione alle isole Uros, Taquile e Amantini e continuo a passeggiare in giro per la cittadina, ammirando le coreografie ed ascoltando le bande. Alcuni dei costumi ricordano molto maschere di dragoni giapponesi, altri ancora indossano armature che farebbero invida ai Kiss.
thanks to: Stacey, Damiano, Elisa, Gabriele, Adrian, Kelly