Tra i soliti problemi all’intestino e una frattura rimediata in mountain bike è passato poco più di un anno dall’ultima volta, alla Granfondo Bra-Bra, in cui ho usato la bici. In un momento di sconforto ho venduto la Cube da Enduro perché non osavo prevedere quando sarebbe stato il prossimo utilizzo ed ho venduto anche la Commencal “di tutti i giorni” perché ormai a lavoro ci vado con la Vespa. Durante l’inverno ho fatto qualche noiosa e sudatissima sessione sui rulli. Da una decina di giorni, complice l’arrivo della primavera, ho ripreso la bici da corsa e sono uscito di casa. Inizialmente per mezz’oretta poi per un’ora, pianura e pre-collina, l’intestino sembra non dare grossi problemi. Qualche giorno fa ho provato a fare un giro con Ema, in collina, un paio d’ore, poco meno di 500 metri di dislivello, pendenze tra l’8 e il 14%. Tralasciando il cuore, che schizza subito a 184 battiti al minuto, le sensazioni sono diverse. Da una parte riassaporo la tranquillità delle stradine senza traffico e senza rumore della collina torinese, dall’altra il ricordo che quelle stesse salite, un paio d’anni fa, le facevo quasi al doppio della velocità. Ascolto costantemente i segnali che provengono dal mio corpo, è come vivere con una bomba ad orologeria in pancia, pronta ad esplodere quando meno te lo aspetti, ma riesco comunque a godermi, per quanto possibile tra un affanno e l’altro, il paesaggio che mi circonda, in salita e poi in discesa. Ero certo che il rientro sarebbe stato durissimo ma sinceramente, non avendo obiettivi agonistici in previsione, sono contentissimo così. Il meteo è di nuovo tornato autunnale e tra un paio di settimane, salvo problemi, dovrei essere a spasso tra le Dolomiti, a presto.