Abruzzo 2021

Estate 2021, ero già in vacanza da qualche giorno quando, ad un certo punto di una notte in cui stranamente non riuscivo a dormire mi son detto “quasi quasi me ne vado in Abruzzo”. Prenotare e organizzare i bagagli è stato l’affare di pochi minuti e il giorno dopo mi son trovato a bordo del mio fedele Fiat Qubo a sfidare il traffico autostradale del primo weekend di agosto.

L’Aquila

Nove ore di guida per poco più di 700km e, una volta lasciati i bagagli presso il bed and breakfast, sono subito uscito a camminare per le stradine della città, ignorando cose come stanchezza e fame. 

Avevo con me la Lonely Planet recuperata al volo prima di mettermi in viaggio, ho seguito qualche indicazione ma, come al solito, ho girato a sentimento.

Qualsiasi strada percorressi mi appariva una chiesa, a volte anche due a distanza di pochi metri. E una piazza, piccola o grande e poi, certo, poi anche una fontana a conferma dell’indicazione che a l’Aquila si contino 99 elementi di ognuna di queste strutture (si, anche 99 cannelle ma a quelle non ho fatto caso).

La città è estremamente affascinante dal punto di vista architettonico nonostante i segni del sisma che sono presenti ovunque si volti lo sguardo. Allo stesso modo l’alternarsi delle stradine in cui c’è un silenzio totale ad altre, più animate e popolate, ma mai troppo rumorose.

La giornata si conclude con i tipici arrosticini e una doccia hightec tra lucine, temperatura e musica.

Campo Imperatore

Il mattino seguente ho caricato sul Garmin le indicazioni per raggiungere Campo Imperatore, gonfiato le gomme della bici e sono uscito di casa. Per coloro che desiderassero leggere il racconto ciclistico e qualche dato relativo al mio giro su questa famosa salita potete consultare questo articolo, per tutti gli altri godetevi le foto di questo magnifico paesaggio.

Al ritorno, quando mancavano una quindicina di chilometri al mio appartamento nel centro de l’Aquila, felice per l’impresa e di essere sopravvissuto al forte vento, vuoi la stanchezza, vuoi la tranquillità, non ho visto un tombino che mi ha fatto scivolare sull’asfalto riportando varie escoriazioni e qualche livido. Appurato di non avere nulla di rotto ho ripreso la bici e sono andato in cerca di una farmacia. Automedicazione, cena e buonanotte.

Lago di Campotosto e Amatrice

Il lago di Campotosto è una destinazione che avrei voluto raggiungere in bici ma che, a causa della botta del giorno prima, ho preferito esplorare in auto. La notte di sonno è stata inaspettatamente serena e, il mattino dopo, le gambe non erano stanche, ma le ferite erano fastidiose ed ho preferito guidare.

Andando da l’Aquila a Campotosto ho percorso le strade che sono abituato a vedere sui canali YouTube di Davide Cironi e di Matteo Torrisi, per chi non sapesse di cosa parlo cliccate sui nomi. Nonostante le prestazioni del Qubo e la mia guida attenta ma super rilassata ho ben compreso perché quei due vengano da queste parti a provare le auto. Salite non troppo dure, asfalti buoni, una curva dopo l’altra, qualche tornante, insomma, uno spettacolo per la guida. 

Il lago di Campotosto è un lago artificiale ma l’atmosfera è piacevole, merita un passaggio.

Con l’avvicinarsi dell’ora di pranzo, consigliato dall’amico Tocci, ho deciso di allungare verso Amatrice visto che si trova a poco più di una ventina di chilometri. Arrivato sul luogo manco la deviazione per la zona dei ristorantini e finisco nelle vicinanze dell’area distrutta dal sisma di cinque anni fa. Se a l’Aquila mi era scomparso il sorriso vacanziero dal viso e dagli occhi, qui è scomparso anche dalla mia testa, per far posto ad una sensazione di sgomento.

Grazie alle indicazioni del sopracitato romanaccio ho poi trovato questa piazzetta dove sorgono in serie dei localini con cucina tipica e, come consigliato da lui, ne ho scelto uno a caso, tanto sono tutti ottimi. Il mio ordine è stato ovviamente un’amatriciana! (che gentilmente mi hanno preparato senza pecorino, non mangiando io i formaggi). Dire che era saporita è poco, ma era buonisissima, la porzione era sui tre etti, forse qualcosa in più e, non avessi i miei problemi di intestino e un’oretta di guida davanti, ne avrei ordinate almeno altre due o tre porzioni.

Di Amatrice, l’unica foto che troverete, è proprio quella del piatto di spaghetti all’amatriciana.

Costa dei Trabocchi

Arriviamo a mercoledì, era il momento di lasciare l’Aquila per dirigermi verso la costa e, visto che il successivo appartamento sarebbe stato disponibile nel pomeriggio ho deciso di puntare più a sud, verso Vasto, alla ricerca del faro di Punta Penna.

Per chi non lo sapesse, sono appassionato di fari e, quando mi trovo in località di mare tento di scovarne e visitarne il più possibile.

Arrivato però a destinazione, ho notato che il faro, di forma ottagonale, totalmente bianco, alto ben 70 metri, sorge in una zona industriale e questo ha dimezzato il suo fascino.

Risalgo in macchina, pochi chilometri e raggiunto Punta Aderci, per arrivarci dal parcheggio ho dovuto camminare un paio di chilometri su un sentiero sabbioso e con una temperatura di 35°C ma ne vale la pena per trovarsi davanti ad un vero e proprio paradiso che si affaccia su un mare blu, beh certo, siamo a pochi chilometri dalla Puglia. Qui è stato anche il luogo dove ho avvistato il mio primo trabocco o trabucco, insomma quelle strutture in legno, geniali macchine da pesca tipiche di queste zone.

Tornato all’auto e buttato giù un litro d’acqua mi sono rimesso alla guida, facendo varie soste sulla strada ove incontravo altri tratti di costa interessante e altri trabocchi.

Sono poi giunto all’abbazia di San Giovanni in Venere, un monastero risalente al 1160/1200, costruzione imponente situata su un promontorio dal quale si vede il mare.

Silvi Marina, Pescara e dintorni

Giungo infine a Silvi Marina, località di cui fino a qualche giorno fa ignoravo l’esistenza, mi viene consegnato l’appartamento e, dopo circa cinque ore tra guida e camminate, con temperature superiori ai 30° che fai? ti fai una doccia e ti rilassi? niente affatto, togli i pantaloncini, indossi il costume da bagno e vai a buttarti in mare. Non vedevo il mare dal settembre del 2019, a Palma de Mallorca, quindi immaginate quanta voglia avessi di nuotarci dentro. 

L’appartamento lo avevo scelto vicino al mare e infatti si trova ad appena due isolati dalla spiaggia, certo sono più uomo da scoglio e da fondali profondi, ma volete mettere uscire di casa solo con costume e chiavi di casa e andare a nuotare?

Il giorno seguente ho deciso di riprendere la bici e andare fino ad Ortona, sulle mappe era tutta ciclabile, passando da Pescara e proseguendo verso sud. Beh, carina la ciclabile eh, ma probabilmente è meno pericoloso fare la statale in mezzo alle auto. Si perché sulla ciclabile ci trovate, un po’ come qui a Torino, mamme ferme con passeggini, gente che attraversa al volo e senza guardare per raggiungere la spiaggia ma, soprattutto, il pericolo maggiore: quelli che ho iniziato a chiamare i Chips! E no, purtroppo non sto parlando di Poncharello e Baker, ma di personaggi, quasi sempre corpulenti, di età media intorno ai sessanta, con orribili e sgraziate bici elettriche di quelle basse, con i ruotoni ciccioni tipo fatbike, che sfrecciano in canotta, costume e ciabatte fregandosene di tutto e di tutti.

Tralasciando questi pericoli, io con la mia BMC ho mantenuto medie di estrema sicurezza, per farvi capire quanto andavo piano non ho neppure usato la corona grande. Volevo anche testare che fosse tutto apposto dopo l’incidente e non volevo stressare troppo il mio corpo. Ma arriviamo al perché ho scelto Ortona, ovviamente un faro, un altro! Più basso e nascosto di quello del giorno prima ma estremamente più fascinoso. Con i suoi 24 metri, di forma anche questo ottagonale, ma dipinto a strisce bianche e nere e che sorge in un angolino del porto, proprio a metà tra l’inizio della via verde (una bellissima ciclo pedonale che fa tutta la costa dei trabocchi) e una piccola spiaggia di pietre su un bellissimo mare blu. 

Chiaramente per il ritorno ho scelto di fare la statale, pedalando anche per qualche chilometro con dei ciclisti del luogo. Arrivato a casa, cambio d’abito e mare.

Atri e Oasi dei Calanchi

Visto che il mio fisico ha reagito bene al giro in bici del giorno prima ho deciso di farne un altro, ma questa volta verso l’interno. Atri è una città situata a 442 metri sul livello del mare, una salitella piacevole, tralasciando le temperature roventi.

Secondo me vale una visita, non solo per la vista sulla vallata e sul mare ma anche e soprattutto per la sua architettura, sia quella religiosa che civile.

Pochi chilometri dopo ci si può poi inoltrare nell’Oasi WWF dei Calanchi, una riserva naturale dove sorgono appunto queste formazioni che a me sono sembrate come lame di coltelli. 

Giro davvero piacevole e interessante che consiglio a tutti, portatevi tanta acqua eh! Oppure ricordatevi di riempire le borracce, ad Atri c’è un punto acqua.

Essendo il mio ultimo giorno di questa breve vacanza, iniziata con gli arrosticini, dopo il mare ovviamente, ho dedicato l’ultima sera alla porchetta.

Prossimamente dovrebbe uscire un video su questa vacanza sul mio canale YouTube.

Aneddoti e curiosità:

  • A Campo Imperatore non esistono fontane. Mi sono fermato presso un banchetto di arrosticini per comprarne ma non avevano il resto da darmi per una banconota da 20€, quindi il ragazzo ha deciso di regalarmi una bottiglietta.
  • L’orologio che avevo al polso durante la caduta, un Hamilton Khaki Mechanical, si è fermato il 2 agosto 2021 alle ore 14:32, orario della caduta. Si è rimesso in funzione due giorni dopo, senza alcun intervento da parte mia.
  • In vacanza solitamente guardo ancora meno del solito la televisione, ma accendendo a casaccio la tv son riuscito a vedere in diretta due delle medaglie d’oro del team Italia, quella del Karate e quella della staffetta 4×100.
  • L’oro nell’inseguimento a squadre l’ho seguito in autostrada, in radio, come si faceva una volta.
  • Le bici totalmente in carbonio, come la mia, sono più robuste di quanto si pensi.
  • I trabocchi sono strutture molto molto interessanti, ma, non me ne vogliate, una volta che se ne sono visti due basta e avanza.
  • A quanto dicono le farmaciste l’Aquila non è una città per le biciclette

Chilometri percorsi in auto: 1782 (media 21km/l)
Chilometri percorsi in bici: 221 (3099 metri di dislivello positivo)
Chilometri percorsi a piedi: abbastanza.
Chilometri percorsi nuotando: credevate davvero che li contassi?